Saluto augurale

Salute e felicità a chi passa di qua.

Sono le mie "fesserie", i miei pensieri, stravaganti e seri...ma veri. Ad un saluto, non starò muto;
chi passa e tace, lo stesso auguro pace.
Finché rime e pensieri escono volentieri in italiano e in dialetto, è segno che mi diletto.
Anche il texano vuole la sua parte, crede che è arte...parlerò anche di borsa, ma non di corsa.

Con il piacere per la scrittura... auguro a tutti buona lettura.

mercoledì 14 febbraio 2018

Mamma

'Mmaculata 

Cresciuta fra stenti e affanni nei capanni,
amari quegli anni.
Eri una bella figghjola,
U pezzaru, ti ha messo le lenzuola.
Niente avevi, ma lo socializzavi.
Latinni, cuore generoso, doveroso, orgoglioso.
Dare la vita, tutte le donne lo sanno fare,
Darla due volte è speciale.
Adesso, dove sei, stai meglio...
Cc'è a nonna Maria,
Cc'è a nanna Fratea,
Cc'è a zia Veneranda,
Cc'è a...
In montagna ti accompagnavo per quel sentiero...
adesso ti dedico questo pensiero.

               




IL GALLO 


Mia madre mi ha spesso raccontato che io ho tutto il suo sangue, sangue latinno, in virtù di una trasfusione che mi è stata praticata all'età di 9 mesi. Non ricordo nulla ovviamente, ma, tuttora ne porto il segno.
E' successo che in quella epoca, siamo nel '56, la mortalità infantile era altissima, si moriva per malattie che oggi si curano tranquillamente con una pillola;
insomma ero sul punto di morte anzi avevano già allestito la piccola bara, il dottore aveva detto che non c'era più niente da fare, ero spacciato, avevo il sangue infetto, e quasi per consolare Mia Madre,
Inzitari, questo il suo nome, le dice che si poteva tentare una trasfusione, ma le probabilità di sopravvivenza erano ridotte al lumicino, che non ne valeva la pena di tentare, insomma ero più di là che di qua.
Mia madre, cuore generoso, non si è arresa, ed ha voluto tentare comunque, nonostante il dottore continuava a sconsigliarla, e così si è proceduto alla trasfusione.
Dopo, il dottore Le dice che se riuscivo a superare le 36 - 48 ore c'era qualche possibilità di sopravvivenza, ma conveniva comunque preparare la bara.
Nella casa del dottore, cominciano a passare le prime ore, i parenti s’alternavano, le notizie si bisbigliavano, fra alternarsi di pianti, disperazione e qualche parola di speranza di conforto;
fatto sta che respirando a fatica, riesco a passare il periodo critico, comincio, molto lentamente, a muovermi, a dare segni di vita, insomma sono ancora qui a raccontarla.
Passati alcuni giorni e ormai invertita la tendenza della morte con la vita, i Miei, per ringraziare il Dottore per la riuscita dell’operazione, decidono di fargli un regalo.
”Sdebitarsi” coi dottori poi...pagare in natura...vista la scarsità di moneta.
Avevano in campagna un piccolo allevamento di pollame, dove ci sono galline, i galli non mancano...
uno in particolare... era maestoso adatto all'occasione.
Mi raccontava mia Madre che aveva un modo di fare il chichirichì davvero superbo, maestoso,
così, dopo molte discussioni se dovevano portarlo vivo oppure morto, optano per portarlo vivo, è più gradito pensano... e così la mattina successiva al ritorno dalla campagna, dismessi gli abiti da lavoro e indossati quelli della domenica, s’incamminano verso la casa del dottore con il gallo in mano;
iI dottore era occupato con altri pazienti, ma saputo di che si trattava dalla servente, è sceso, e chiedendo notizie del “redivivo” ha fatto lasciare il gallo alla donna di servizio;
ringraziato ancora per quanto aveva fatto per me, i Miei se ne ritornano a casa contenti e soddisfatti.
Nel pollaio le galline certamente sentivano la mancanza del "capo" di quel suo canto altisonante,
ma come si fa a spiegare loro che era stato sacrificato per una causa nobile!??
La sera mentre si accingevano a cenare, mia madre sente un rumore provenire dalle scale e allarmata,
chiama mio padre, pensando a qualche intruso, così piano ed in silenzio, scendono insieme nel “catuajiu”
una specie di ripostiglio dove c’era di tutto, dal vino alle olive, alla legna, finanche le galline,
ciascuno nel proprio spazio.. accendono la luce e...con grande sorpresa vedono lì in mezzo un intruso...
ma con fare famigliare.... Era il GALLO!!! , il "loro" gallo, bello, maestoso, sembrava il ritorno del guerriero. Come mai è ancora qui? Si chiedono preoccupati, come sarà arrivato? chi l’ha portato? e soprattutto, adesso che fare? Riportarlo indietro è stato il loro primo pensiero, il dottore lo meritava, anche se in tutta onestà, non aveva certo bisogno del loro gallo, onesti come erano fino all'inverosimile; poi mia madre da buona pragmatica e fatalista, dice che se era tornato, era segno che il destino aveva deciso così, e che quindi doveva rimanere lì, ma nessuno lo doveva vedere, per non sembrare uno sgarbo nei confronti del Dottore, quindi la sofferta decisione: lo si teneva lì ancora per quella notte, essendo ormai tardi, ma all'indomani, alle prime luci dell’alba al maestoso gallo si sarebbe fatta la festa.
Questo episodio, raccontatomi spesso nel corso degli anni, mi ha sempre fatto pensare di essere fortunato e di avere la sensazione di poter/dover vivere a lungo.
Mi dico sempre, se dovevo morire presto, quale meglio occasione di quella?
c'era già la bara pronta.



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