Le storie hanno il potere di lasciare un segno, di farci riflettere, di accompagnarci in un viaggio che va oltre le pagine. In cammino con TIA è una di quelle storie.
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In TIA dico...ti palesasti...nto sognu avveratu...
racconto la storia, u cuntariajiu.
Mia madre, giunta all' età di 43 anni,
si
preparava per quella fase della vita che va sotto il nome di menopausa, e per
regolarizzare questo processo,
era andata dal suo medico curante che gli aveva
prescritto una cura a base di ormoni...
mentre
effettuava questa cura, una notte fa un sogno…
sogna, sogna...
...era di ritorno dalla campagna, e
all'ingresso del paese,
sente le campane suonare a lutto,
vede delle donne vestite di nero che salgono in
una casa,
segno evidente di un lutto.
Lei, donna di
doveri, decide di seguirle,
e giunta dentro questa casa, chiede chi è
morto,
a chi deve fare le condoglianze… chi erano i “dolienti”insomma…
cosa strana … che non c'era nessuna bara...
Le si avvicina una donna alta magra, vestita di nero, si gira
stizzita e
gli dice: a tia.
a me? risponde lei imbarazzata, o focu miu,
si, proprio a tia…
'ndai na fimmanejia… e la stai
ammazzando...
A questo punto finisce il sogno...
si sveglia di soprassalto…
sveglia mio padre e gli racconta il sogno appena fatto. Lui reagisce male, scettico come era, anzi la
rimprovera perché lo ha svegliato in piena notte per un sogno, e poi fra poche ore
dovevano alzarsi per andare a lavorare in campagna. Lei, si alza e la prima cosa che fa, è prendere
le medicine e buttarle nella spazzatura....
va da sua madre e gli racconta il
sogno...
Sua madre gli consiglia di stare zitta, altrimenti la prendono per
pazza,
vista l'età che ha...
Quando viene chiamata per
fare la solita puntura di ormoni, rifiuta decisa. Vivendolo come peccato, va a confessarlo al
prete, che invece la rassicura.... sarà il bastone della vecchiaia, Le dice... qualche mese dopo va all'ospedale, fa le analisi
e gli confermano che è incinta...incinta di una femminuccia. quando poi è venuta alla luce la bambina, le
infermiere la portano in giro per il reparto a mo' di trofeo...
dicendo...guardate quanto è bella a figgjia da vecchjia. oggi è quasi normale partorire avendo superato i
quaranta, ma allora era eccezionale… straordinario e per niente scontato
l'esito.
Morale
mi
ritrovo una sorella, figlia di un sogno...strano ma vero.
Settimana densa di avvenimenti, tutti presi dal festival
di sanremo...preferivo s. scemo.
Io x stare col gregge, ho twittato la mia canzone vincitrice,
che è questa sopra..libera nos domine..con un video pieno di amore.
La volevo socializzare con chi non la conosce..
la trovo semplicemente fantastica.
Grazie Maestro e compagno Guccini.
Stasera mio figlio mi ha raccontato una verità...l'acqua fa male...
infatti il 100% di chi la beve muore:-)
Scrivo anche di borsa..mi tocca..
21910 che discesa..altro che ascensore..questa discesa è un frecciarossa..un tgv...
ma devo dire che anche le salite non scherzano..da 21910 dritti a 23000..
sempre col treno ad alta velocità..
altri discesa, 22050..tradotto in linguaggio Elliottiano
1a-2b manca una gamba, quella grossa..quella vera..si chiama 3c.
Ai posteri l'ardua sentenza.
Chiedo perdono al Principe De Curtis per averlo indegnamente scomodato.
Pens Avi Sogn Avi
Ti movisti, nu signu i vita u dasti.
A meta è a morti, sperando 'nta bona sorti.
A strata non sempi è chjiana, di pericoli è chjina,
anzi, è vita mi scanzi.
Si u toi T I A t’assista, ti dassa in pista,
ti forgia di bona pasta,
puoi sfurnari penseri, i penseri figghjianu penseri…
e ‘ncunu diventa carni...
carni i macellu pe generali e guvernanti,
carni sventrata, carni torturata,
carni sfruttata, carni salata.
Carni chi si nutri di atra carni,
carni chi nutrirà atri carni.
Finitu u banchettu, si torna nto lettu.
Nto lettu si fannu tanti cosi, cu dormi e cu riposi.
A menti e u cori, non si fannu cumandari,
sannu da suli chi fari.
Si u penseru vola u spicca u volu,
no fermanu ne i sbirri, ne i sbarri.
L’ali menti, e a carni lassa all’istanti.
Liberu finalmenti, di girari pe tutti i continenti,
senza condizionamenti.
Vola, leggeru va’, puru nto mundu da verità...
O cospettu.
Fortunatu chi du passatu è chiamatu,
pò vidiri l’avi vivi, ascoltari chi hannu i diri.
U futuru non ponnu rivelari,
dejia, u dinnu cu i cuntarejia.
Basta nu nenti e svanisci l’incantu,
vorrissi mu ripigghji…nommu ti rivighji…t’abbaca u ragghji.
Si torna nta carni, si ripigghianu l’armi,
chi pedi ‘nterra, pronti pa guerra,
ognunu vanta ragioni, su l’atri i cuggjiuni,
nu pilu diventa nu travu, nta l’occhji tu cavu.
si vidinu in giru tanti cosi storti…
s’ì ‘nghjiuttanu tanti torti…
Era megghjiu stari chi morti…
chi sti pagliacciati chjiù non fannu,
sugnu seri…sugnu penseri.
Altro attacco, altra strage di innocenti,altro sangue grondante.
Altro kamikaze che si fa saltare in aria, per la vittoria.
Per fare più morti possibili, su obbiettivi sensibili.
Convinto che il suo dio lo voglia
convinto che il suo dio lo veglia
convinto che il suo dio gli dia la medaglia
convinto che il suo dio lo porti nella famiglia convinto che è il suo dio che lo consiglia
convinto che il suo dio è con lui in battaglia.
Uccidersi per uccidere è un'arma potente,
il rumore è assordante.
Uccidersi per protesta,
contro chi i diritti calpesta,
forma estrema per chi contesta,
darsi fuoco, non è un gioco.
lo sanno i monaci buddisti, dai cinesi malvisti.
Gli odi sono tanti, accumulati nel corso degli anni
odi contro i tiranni
odi contro i nemici
odi contro i diversi
odi
dio
ido
doi E' nell'origine della parola il destino dell' umanità?
triste destino, la morte come bottino.
Da questa spirale è difficile tornare normale,
vedere la fine, sulle macerie delle rovine.
La scienza continua a dire che non c'è nessun dio
che con la bacchetta magica ha creato il mondo,
altrimenti sorge spontanea la domanda chi ha creato dio?
il mondo è nato da una concatenazione di cause
ormai documentate accertate e accettate.
togliere quella d diventa difficile, assurdo,
quando è la cosa più semplice da fare ...
rimane io, l'essere, l'essenza, la mente, il pensiero.
Conoscere i meandri della mente
sarà la vera sfida,
unica ipotesi valida.
Una volta c'erano gli dei, tanti, dei di entrambi i generi..
c'era quello della guerra, Marte, ma anche quello della concordia,
quello dell'amore Eros Apollo, Cupido.
Cecere, Demetra artemide, Diana, Era, Giunone,
Atena, Minerva, Gea, Afrodite, le donne.
..
adesso siamo ritornati agli dei, tutti al maschile,
tutti nemici delle donne, ginefobici,
che le vogliano far sparire,
farle coprire, come se fosse una vergogna,
le generatrici della vita.
Rimarremo solo maschi sulla terra
con un unico passatempo, la guerra.
Questo racconto spiega la frase..eru spensieratu nta la bara...
del post mentu testa
Entrambi li avevo pubblicati sul sito comunedidasa.it
IL GALLO
Mia madre mi ha spesso raccontato che io ho tutto il suo sangue,
sangue latinno, in virtù di una trasfusione che mi è stata praticata all'età di 9 mesi.
Non ricordo nulla ovviamente, ma, tuttora ne porto il segno.
E' successo che in quella epoca, siamo nel '56, la mortalità infantile era altissima,
si moriva per malattie che oggi si curano tranquillamente con una pillola;
insomma ero sul punto di morte anzi avevano già allestito la piccola bara,
il dottore aveva detto che non c'era più niente da fare, ero spacciato, avevo il sangue infetto,
e quasi per consolare Mia Madre, Inzitari, questo il suo nome,
le dice che si poteva tentare una trasfusione, ma le probabilità di sopravvivenza erano ridotte al lumicino,
che non ne valeva la pena di tentare, insomma ero più di là che di qua.
Mia madre, cuore generoso, non si è arresa, ed ha voluto tentare comunque,
nonostante il dottore continuava a sconsigliarla, e così si è proceduto alla trasfusione.
Dopo, il dottore Le dice che se riuscivo a superare le 36 - 48 ore c'era qualche possibilità di sopravvivenza,
ma conveniva comunque preparare la bara.
Nella casa del dottore, cominciano a passare le prime ore, i parenti s’alternavano,
le notizie si bisbigliavano, fra alternarsi di pianti, disperazione e qualche parola di speranza;
fatto sta che respirando a fatica, riesco a passare il periodo critico, comincio, molto lentamente, a muovermi,
a dare segni di vita, insomma sono ancora qui a raccontarla.
Passati alcuni giorni e ormai invertita la tendenza della morte con la vita,
i Miei, per ringraziare il Dottore per la riuscita dell’operazione,
decidono di fargli un regalo.”Sdebitarsi” col dottori poi...pagare in natura...vista la scarsità di moneta.
Avevano in campagna un piccolo allevamento di pollame dove ci sono galline i galli non mancano...
uno in particolare... era maestoso adatto all'occasione.
Mi raccontava mia Madre che aveva un modo di fare il chichirichì davvero superbo,
maestoso, così, dopo molte discussioni se dovevano portarlo vivo oppure morto,
optano per portarlo vivo, è più gradito pensano... e così la mattina successiva al ritorno dalla campagna,
dimessi gli abiti da lavoro e indossati quelli della domenica,
s’incamminano verso la casa del dottore con il gallo in mano;
iI dottore era occupato con altri pazienti, ma saputo di che si trattava dalla servente,
è sceso, e chiedendo notizie del “redivivo” ha fatto lasciare il gallo alla donna di servizio;
ringraziato ancora per quanto aveva fatto per me, i Miei se ne ritornano a casa contenti e soddisfatti.
Nel pollaio le galline certamente sentivano la mancanza del "capo" di quel suo canto altisonante,
ma come si fa a spiegare loro che era stato sacrificato per una causa nobile!??
La sera mentre si accingevano a cenare, mia madre sente un rumore provenire dalle scale e allarmata,
chiama mio padre, pensando a qualche intruso, così piano ed in silenzio,
scendono insieme nel “catuajiu” una specie di ripostiglio dove c’era di tutto,
dal vino alle olive, alla legna, finanche le galline, ciascuno nel proprio spazio,
accendono la luce e...con grande sorpresa vedono lì in mezzo un intruso... ma con fare famigliare....
Era il GALLO!!! ,
il "loro" gallo, bello, maestoso, sembrava il ritorno del guerriero.
Come mai è ancora qui? Si chiedono preoccupati, come sarà arrivato? chi l’ ha portato? e soprattutto, adesso che fare?
Riportarlo indietro è stato il loro primo pensiero, il dottore lo meritava,
anche se in tutta onestà, non aveva certo bisogno del loro gallo, onesti come erano fino all'inverosimile;
poi mia madre da buona pragmatica e fatalista, dice che se era tornato,
era segno che il destino aveva deciso così, e che quindi doveva rimanere lì,
ma nessuno lo doveva vedere, per non sembrare uno sgarbo nei confronti del Dottore,
quindi la sofferta decisione: lo si teneva lì ancora per quella notte, essendo ormai tardi,
ma all'indomani, alle prime luci dell’alba al maestoso gallo si sarebbe fatta la festa.
Questo episodio, raccontatomi spesso nel corso degli anni, mi ha sempre fatto pensare di essere fortunato
e di avere la sensazione di poter/dover vivere a lungo.
mi dico sempre, se dovevo morire presto, quale meglio occasione di quella?
c'era già la bara pronta.
In TIA dico...ti palesasti...nto sognu avveratu...
racconto la storia, u cuntariajiu:
Mia madre, giunta all' età di 43 anni,
si preparava per quella fase della vita che va sotto il nome di menopausa, e per regolarizzare questo processo, era andata dal suo medico
curante che gli aveva prescritto una cura a base di ormoni... mentre effettuava questa cura,
una notte fa un sogno… vede delle donne vestite di
nero che salgono in una casa, segno evidente di un
lutto. Lei, donna di doveri, decide di seguirle, e giunta dentro questa casa,
chiede chi è morto, a chi deve fare le
condoglianze, chi erano i “dolenti”
visto che non c'era nessuna
bara...
una donna alta magra, vestita di nero, si gira
stizzita e gli dice: a te.
a me? risponde lei
imbarazzata, o focu miu,
si, proprio a te…sei incinta di una figlia femmina e la stai
uccidendo...
A questo punto si sveglia di soprassalto,
sveglia mio padre e gli racconta il sogno appena fatto.
Lui reagisce male, scettico come era, anzi la
rimprovera perché lo ha svegliato per un sogno, e poi fra poche ore
dovevano alzarsi per andare a lavorare in campagna.
Lei, si alza e la prima cosa che fa, è prendere
le medicine e buttarle nella spazzatura....va da sua madre e gli racconta il
sogno...Sua madre gli consiglia di stare zitta, altrimenti la prendono per
pazza in paese,
vista l'età che ha... Quando
viene chiamata per fare la solita puntura di ormoni, rifiuta decisa.
Vivendolo come peccato, va a confessarlo al prete, che invece la rassicura.... sarà il bastone della vecchiaia, Le dice...
qualche mese dopo va all'ospedale, fa le analisi e gli confermano che è incinta...incinta di una femminuccia.
quando poi è venuta alla luce la bambina, le infermiere la portano in giro per il reparto a mo' di trofeo...
dicendo...guardate quanto è bella la figlia della vecchia.
oggi è quasi normale partorire avendo superato i quaranta, ma allora era eccezionale… straordinario e per niente scontato l'esito.
Morale
mi ritrovo una sorella, figlia di un sogno...strano ma vero.
Dico la mia in tema di spiritualità, tema delicato, ma interessante.
Ho fatto 3 anni in seminario, ho girato anche altri collegi...
come diceva l'ing. Luciano De Crescenzo, la relazione col di-vino
ce l'hanno molto di più i non credenti che i credenti...
loro si accontentano della favoletta che va avanti da 2000 anni..
il problema è di chi, come me, non si accontenta della verginità di maria, neanche in quella di Lina sul materasso di lana, dei misteri della fede, dei legni piangenti, delle statue sanguinanti..fantastica l'invenzione del peccato...
insomma guardarsi dentro, sopra, sotto, di lato...
T I A
Vurria u parru i TIA, misteru da vita mia,
u sai ca non crijiu a ligna piangenti, statui sanguinanti,
mancu a cu dici nenti.. mancu a cu dici nenti.
... crijiu o potiri da menti.
si fussi poeta ti facissi na poesia,
ma cu su, chjiu non sacciu,
forzi nu ciucciu,
di voti mi sentu cavajiu, cu mbastu di l’avi ncojiu,
e sugnu tanti, carbonari e briganti, ma puru nobili e regnanti.
e T I A, chi i tieni a bada tutti quanti.
Mi piggjiasti nte fasci, mi mustrasti a bellezza di cosci,
l’amuri carnale e chijiu mentale. Ti palesasti..ti farcisci sentiri…
Aundi?
nto sognu avveratu, nta l’attimu ritardatu,
nto trasferimentu arrivatu, nto cartellu sbaggjiatu,
nta l’occhi aperti a l’urtimu istanti…nto sguardu di l’infanti
Chisti i chiju mportanti...fermami, sinno finu o matinu vajiu avanti.
cu si..chi fai..chi vai cercandu.
Non fai amicizia cu pretofili monaci seculari e sbirri..
tantu u sai ca a sgarri. Non minacci inferni, non prometti paradisi… regali sulu sorrisi.
si personali, non cedibili,e non spendibili.
Non Voi essere pregatu, mancu frischulijatu,
ti basta ogni tantu cu penzeru salutatu.Saluti.
Grandi paci non ti detti, ammettu, cu mia ebbisti u scumbatti, non saccijiu u nomi chi porti, mancu si hai l’occhi storti
Ca nci si però su sicuru, su sicuru….
cu si?..
si u passatu ‘mbrischjiatu cu futuru.
Vegnu cu T I A ....no tu no
Vegnu cu T I A …no tu no rispundi tu
Quando voi..a disposizione,
di T I A non fazzu senza,
servu e padruni all’occorrenza.
Dammi tempu ca ti perciu ‘ncissi u surici a nuci
ca quando stu si dici…s’appiccia a luci e si sta finalmente in paci.
TE…entità familiare, ma sconosciuta
Vorrei parlare di TE, mistero della mia vita.
Lo sai che non credo a legna che piangono..statue che sanguinano.
neanche a chi dice che non c’è niente…neanche a chi dice niente.
Se fossi poeta ti farei una poesia, ma chi sono più non so, forse un asino.
A volte mi sento un cavallo, con addosso il peso degli antenati
E sono tanti carbonari e briganti..ma anche nobili e governanti.
E TE che li tieni uniti, tutti quanti.
Mi hai preso che ero piccolo, mi hai fatto vedere la bellezza dell’amore, carnale e mentale.
Ti sei palesato
Dove?
Nel sogno avverato, nel ritardo di un’attimo, nel trasferimento arrivato, nel cartello sbagliato,
negli occhi aperti all’ultimo istante, nello sguardo innocente dei bimbi,
questi sono i più importanti..fermami, altrimenti facciamo notte a raccontarli tutti.
Chi sei..cosa fai…
Non sei amico dei pretofili, monaci e carabinieri…è amicizia malsana.
Non minacci inferni e non prometti paradisi…regali solo sorrisi
Per Te non si fanno guerre sante, nessuno può dirsi rappresentante,
non mandi punizioni, non dai assoluzioni, non hai bisogno di riti,neanche di miti.
SEI PERSONALE, NON CEDIBILE NON SPENDIBILE.
Non vuoi preghiere, non arrivi col fischio, ti basta ogni tanto col pensiero salutato. Saluti.
Grande pace non ti ho dato, ammetto, con me hai dovuto combattere.
Non so il nome che porti..neanche se hai gli occhi storti
Ma che ci sei sono sicuro…sicuro.
SEI IL PASSATO che unisce IL FUTURO.
Vengo con te..non tu no
Vengo con te..non tu no rispondi tu
Quando vuoi..a disposizione di TE non faccio senza
Servo e padrone all’occorrenza.
Dammi tempo che ti buco, disse il topo alla noce,
che quando il si dici, s’accende la luce e si sta finalmente in pace.