Saluto augurale

Salute e felicità a chi passa di qua.

Sono le mie "fesserie", i miei pensieri, stravaganti e seri...ma veri. Ad un saluto, non starò muto;
chi passa e tace, lo stesso auguro pace.
Finché rime e pensieri escono volentieri in italiano e in dialetto, è segno che mi diletto.
Anche il texano vuole la sua parte, crede che è arte...parlerò anche di borsa, ma non di corsa.

Con il piacere per la scrittura... auguro a tutti buona lettura.

Di-vino

Altro attacco, altra strage di innocenti,altro sangue grondante.
Altro kamikaze che si fa saltare in aria, per la vittoria.
Per fare più morti possibili, su obbiettivi sensibili.
Convinto che il suo dio lo voglia
convinto che il suo dio lo veglia
convinto che il suo dio gli dia la medaglia
convinto che il suo dio lo porti nella famiglia
convinto che è il suo dio che lo consiglia
convinto che il suo dio è con lui in battaglia.
Uccidersi per uccidere è un'arma potente, il rumore è assordante.
Uccidersi per protesta, contro chi i diritti calpesta,
forma estrema per chi contesta,
darsi fuoco, non è un gioco.
lo sanno i monaci buddisti, dai cinesi malvisti.
Gli odi sono tanti, accumulati nel corso dei decenni
odi contro i tiranni
odi contro i nemici
odi contro i diversi
odi
 dio
 ido
 doi
 E' nell'origine della parola il destino dell' umanità?
triste destino, la morte come bottino.
Da questa spirale è difficile tornare normale,
vedere la fine, sulle macerie delle rovine.
La scienza continua a dire che non c'è nessun dio
che con la bacchetta magica ha creato il mondo,
altrimenti sorge spontanea la domanda chi ha creato dio?
 il mondo è nato da una concatenazione di cause
 ormai documentate accertate e accettate.
togliere quella d diventa difficile, assurdo,
quando è la cosa più semplice da fare ...
rimane io, l'essere, l'essenza, la mente, il pensiero.
Conoscere i meandri della mente sarà la vera sfida,
unica ipotesi valida.
 Una volta c'erano gli dei, tanti, dei di entrambi i generi..
 c'era quello della guerra, Marte, ma anche quello della concordia,
quello dell'amore Eros Apollo, Cupido.
 Cecere, Demetra artemide, Diana, Era, Giunone,
 Atena, Minerva, Gea, Afrodite, le donne. ..

adesso siamo ritornati agli dei, tutti al maschile,
 tutti nemici delle donne, ginefobici, che le vogliano far sparire,
farle coprire, come se fosse una vergogna,
le generatrici della vita.
Rimarremo solo maschi sulla terra con un unico passatempo, la guerra.



Dico la mia in tema di spiritualità, tema delicato, ma interessante. Ho fatto 3 anni in seminario, ho girato anche altri collegi... come diceva l'ing. Luciano De Crescenzo, la relazione col di-vino ce l'hanno molto di più i non credenti che i credenti... loro si accontentano della favoletta che va avanti da 2000 anni.. il problema è di chi, come me, non si accontenta della verginità di maria, neanche in quella di Lina..dei misteri della fede, dei legni piangenti, delle statue sanguinanti..fantastica l'invenzione del peccato... insomma guardarsi dentro, sopra, sotto, di lato...
 T I A 
 Vurria u parru i TIA, misteru da vita mia,
u sai ca non crijiu a ligna piangenti, statui sanguinanti,

 mancu a cu dici nenti.. mancu a cu dici nenti. ...
crijiu o potiri da menti. 

 si fussi poeta ti facissi na poesia,
ma cu su, chjiu non sacciu, forzi nu ciucciu,
di voti mi sentu cavajiu, cu mbastu di l’avi ncojiu,
 e sugnu tanti, carbonari e briganti, ma puru nobili e regnanti.
e T I A, chi i tieni a bada tutti quanti.
 Mi piggjiasti nte fasci, mi mustrasti a bellezza di cosci,
 l’amuri carnale e chijiu mentale.
 Ti palesasti..ti farcisci sentiri… 
 Aundi? 
 nto sognu avveratu, nta l’attimu ritardatu,
 nto trasferimentu arrivatu, nto cartellu sbaggjiatu,
 nta l’occhi aperti a l’urtimu istanti…nto sguardu di l’infanti
Chisti i chiju mportanti...fermami, sinno finu o matinu vajiu avanti.
 cu si..chi fai..chi vai cercandu 
Non fai amicizia cu pretofili monaci seculari e sbirri..
tantu u sai ca a sgarri.
 Non minacci inferni, non promenti paradisi… regali sulu sorrisi.
Pe TIA non si fannu guerri santi,
 nujiu poti diri di essere rappresentanti.
 Non mandi punizioni non dai assoluzioni
non hai bisognu di riti, mancu di miti
si personali, non cedibili,e non spendibili. 
Non voi essere pregatu,mancu frischulijatu,
 ti basta ogni tantu cu penzeru salutatu.Saluti.
Grandi paci non ti detti, ammettu, cu mia ebbisti u scumbatti
 non saccijiu u nomi chi porti, mancu si hai l’occhi storti
Ca nci si però su sicuru, su sicuru….
cu si.. si u passatu ‘mbrischjiatu cu futuru.
 Vegnu cu T I A ....no tu no
 Vegnu cu T I A …no tu no rispundi tu
Quando voi..a isposizione,
 di T I A non fazzu senza, sevvu e padruni all’occorrenza.
 Dammi tempu ca ti perciu ‘ncissi u surici a nuci
 ca quando stu si dici…s’appiccia a luci e si sta finalmente in paci.




 TE…entità familiare, ma sconosciuta 

 Vorrei parlare di TE, mistero della mia vita. Lo sai che non credo a legna che piangono..statue che sanguinano. neanche a chi dice che non c’è niente…neanche a chi dice niente. Se fossi poeta ti farei una poesia, ma chi sono più non so, forse un asino. A volte mi sento un cavallo, con addosso il peso degli antenati E sono tanti carbonari e briganti..ma anche nobili e governanti. E TE che li tieni uniti, tutti quanti. Mi hai preso che ero piccolo, mi hai fatto vedere la bellezza dell’amore, carnale e mentale. Ti sei palesato Dove? Nel sogno avverato, nel ritardo di un’attimo, nel trasferimento arrivato, nel cartello sbagliato, negli occhi aperti all’ultimo istante, nello sguardo innocente dei bimbi, questi sono i più importanti..fermami, altrimenti facciamo notte a raccontarli tutti. Chi sei..cosa fai… Non sei amico dei pretofili, monaci e carabinieri…è amicizia malsana. Non minacci inferni e non prometti paradisi…regali solo sorrisi Per Te non si fanno guerre sante, nessuno può dirsi rappresentante, non mandi punizioni, non dai assoluzioni, non hai bisogno di riti,neanche di miti. SEI PERSONALE, NON CEDIBILE NON SPENDIBILE. Non vuoi preghiere, non arrivi col fischio, ti basta ogni tanto col pensiero salutato. Saluti. Grande pace non ti ho dato, ammetto, con me hai dovuto combattere. Non so il nome che porti..neanche se hai gli occhi storti Ma che ci sei sono sicuro…sicuro. SEI IL PASSATO che unisce IL FUTURO. Vengo con te..non tu no Vengo con te..non tu no rispondi tu Quando vuoi..a disposizione di TE non faccio senza Servo e padrone all’occorrenza. Dammi tempo che ti buco, disse il topo alla noce, che quando il si dici, s’accende la luce e si sta finalmente in pace.
Sogno avverato



In TIA dico...ti palesasti...nto sognu avveratu...




racconto la storia, u cuntariajiu:



Mia madre, giunta all' età di 43 anni,

si preparava per quella fase della vita che va sotto il nome di menopausa, e per regolarizzare questo processo, era andata dal suo medico curante che gli aveva prescritto una cura a base di ormoni... mentre effettuava questa cura,
una notte fa un sogno…
vede delle donne vestite di nero che salgono in una casa, segno evidente di un lutto.  Lei, donna di doveri,  decide di seguirle, e giunta dentro questa casa, chiede chi è morto, a chi deve fare le condoglianze, chi erano i “dolenti”
visto che non c'era nessuna bara... 
una donna alta magra, vestita di nero, si gira stizzita  e gli dice: a te.
a me? risponde lei imbarazzata, o focu miu,
si, proprio a te…sei incinta di una figlia femmina e la stai uccidendo...
A questo punto si sveglia di soprassalto, sveglia mio padre e gli racconta il sogno appena fatto.
Lui reagisce male, scettico come era, anzi la rimprovera perché lo ha svegliato per un sogno, e poi  fra poche ore dovevano alzarsi per andare a lavorare in campagna.
Lei, si alza e la prima cosa che fa, è prendere le medicine e buttarle nella spazzatura....va da sua madre e gli racconta il sogno...Sua madre gli consiglia di stare zitta, altrimenti la prendono per pazza in paese,
vista l'età che ha... Quando viene chiamata per fare la solita puntura di ormoni, rifiuta decisa.
Vivendolo come peccato, va a confessarlo al prete, che invece la rassicura.... sarà il bastone della vecchiaia, Le dice...
qualche mese dopo va all'ospedale, fa le analisi e gli confermano che è incinta...incinta di una femminuccia. 
quando poi è venuta alla luce la bambina, le infermiere la portano in giro per il reparto a mo' di trofeo... dicendo...guardate quanto è bella la figlia della vecchia.
oggi è quasi normale partorire avendo superato i quaranta, ma allora era eccezionale… straordinario e per niente scontato l'esito.

Morale



mi ritrovo una sorella,  figlia di un sogno...strano ma vero.
Questo racconto spiega la frase..eru spensieratu nta la bara... del post mentu testa Entrambi li avevo pubblicati sul sito comunedidasa.it


IL GALLO Mia madre mi ha spesso raccontato che io ho tutto il suo sangue, sangue latinno, in virtù di una trasfusione che mi è stata praticata all'età di 9 mesi. Non ricordo nulla ovviamente, ma, tuttora ne porto il segno. E' successo che in quella epoca, siamo nel '56, la mortalità infantile era altissima, si moriva per malattie che oggi si curano tranquillamente con una pillola; insomma ero sul punto di morte anzi avevano già allestito la piccola bara, il dottore aveva detto che non c'era più niente da fare, ero spacciato, avevo il sangue infetto, e quasi per consolare Mia Madre, Inzitari, questo il suo nome, le dice che si poteva tentare una trasfusione, ma le probabilità di sopravvivenza erano ridotte al lumicino, che non ne valeva la pena di tentare, insomma ero più di là che di qua. Mia madre, cuore generoso, non si è arresa, ed ha voluto tentare comunque, nonostante il dottore continuava a sconsigliarla, e così si è proceduto alla trasfusione. Dopo, il dottore Le dice che se riuscivo a superare le 36 - 48 ore c'era qualche possibilità di sopravvivenza, ma conveniva comunque preparare la bara. Nella casa del dottore, cominciano a passare le prime ore, i parenti s’alternavano, le notizie si bisbigliavano, fra alternarsi di pianti, disperazione e qualche parola di speranza; fatto sta che respirando a fatica, riesco a passare il periodo critico, comincio, molto lentamente, a muovermi, a dare segni di vita, insomma sono ancora qui a raccontarla. Passati alcuni giorni e ormai invertita la tendenza della morte con la vita, i Miei, per ringraziare il Dottore per la riuscita dell’operazione, decidono di fargli un regalo.”Sdebitarsi” col dottori poi...pagare in natura...vista la scarsità di moneta. Avevano in campagna un piccolo allevamento di pollame dove ci sono galline i galli non mancano... uno in particolare... era maestoso adatto all'occasione. Mi raccontava mia Madre che aveva un modo di fare il chichirichì davvero superbo, maestoso, così, dopo molte discussioni se dovevano portarlo vivo oppure morto, optano per portarlo vivo, è più gradito pensano... e così la mattina successiva al ritorno dalla campagna, dimessi gli abiti da lavoro e indossati quelli della domenica, s’incamminano verso la casa del dottore con il gallo in mano; iI dottore era occupato con altri pazienti, ma saputo di che si trattava dalla servente, è sceso, e chiedendo notizie del “redivivo” ha fatto lasciare il gallo alla donna di servizio; ringraziato ancora per quanto aveva fatto per me, i Miei se ne ritornano a casa contenti e soddisfatti. Nel pollaio le galline certamente sentivano la mancanza del "capo" di quel suo canto altisonante, ma come si fa a spiegare loro che era stato sacrificato per una causa nobile!?? La sera mentre si accingevano a cenare, mia madre sente un rumore provenire dalle scale e allarmata, chiama mio padre, pensando a qualche intruso, così piano ed in silenzio, scendono insieme nel “catuajiu” una specie di ripostiglio dove c’era di tutto, dal vino alle olive, alla legna, finanche le galline, ciascuno nel proprio spazio, accendono la luce e...con grande sorpresa vedono lì in mezzo un intruso... ma con fare famigliare.... Era il GALLO!!! , il "loro" gallo, bello, maestoso, sembrava il ritorno del guerriero. Come mai è ancora qui? Si chiedono preoccupati, come sarà arrivato? chi l’ ha portato? e soprattutto, adesso che fare? Riportarlo indietro è stato il loro primo pensiero, il dottore lo meritava, anche se in tutta onestà, non aveva certo bisogno del loro gallo, onesti come erano fino all'inverosimile; poi mia madre da buona pragmatica e fatalista, dice che se era tornato, era segno che il destino aveva deciso così, e che quindi doveva rimanere lì, ma nessuno lo doveva vedere, per non sembrare uno sgarbo nei confronti del Dottore, quindi la sofferta decisione: lo si teneva lì ancora per quella notte, essendo ormai tardi, ma all'indomani, alle prime luci dell’alba al maestoso gallo si sarebbe fatta la festa. Questo episodio, raccontatomi spesso nel corso degli anni, mi ha sempre fatto pensare di essere fortunato e di avere la sensazione di poter/dover vivere a lungo. mi dico sempre, se dovevo morire presto, quale meglio occasione di quella?
c'era già la bara pronta.

                                   
                         Mentu- testa
 Fortuna mia amata ti ringraziu, tu voggjiu diri cu stu comiziu.
T’attaccasti a mia comu a na cozza, comu la fica faci cu lu cazzu.

 Eru spenzeratu nta la bara, azati non è chista la to ura.
Nu gran puntatuni mi jettasti, e finu a milanu mi spedisti.

 Mi fici gabbu e nci ncappai, u dittu antichu non sbaggjia mai.

 Parrami, dimmi quando su i tempi di salutari amici e parenti,
Anchi se ncunu fici u serpenti, sputau velenu a cui u portau avanti.

 Cui chi figgjioli voli mi si menti, addaviri la pacenza di li santi. 

I mei amici, pochi e chjini i nguacchji, comu i denti mbucca a certi vecchji.
Bonu cavajiu lunga cursa piggjia, si no esti sulu n’asinu chi raggjia.

 Di l’amici mi guarda dio, ca ai nemuni nci pensu io. 

 Pe tutta a vita ti sfidai o sorti, pensando d’aviri in manu boni carti,
 tu comu n’umbra mi seguisti, pe cimi di capiji sempi mi piggjiasti.

Cu toi mantu mi avvolgisti, i porti da galera mi spalancasti, 
mi ritrovai senza parti, ma chijia vita non è arti.

Simu pe tia tutti nta lista, puru si non c’è l’ordini da posta
E si a menzu caminu poi mi dassi, cu veni arredi mi cunta i passi.

 Chistu è nu puandu chi avimu a fari figghjiu, diceva Mmaculata, non ci pensari.
 Speriamo mi è curta e netta ripetia Biccherinu quando catta.

Comparami quando su chjinu i vinu e fa ca non arrivisci u matinu.
Insomma tu i sai i me gusti, vorrai fari la morti di  giusti.


A madonna i Pizzuni

Catti bona?…si si, catti bona.
No pe diri, meggjiu non potia cadiri. 
Ancora volava, mentre a testa rotolava.
Catti pe troppi magghji.
Catti pe lordi mbrogghji. 
Catti pe amuri di figghji. 
L’amuri supera i scogghji,
u sannu i poveri migrati,
disgraziati, sventurati, sciagurati. 
Chiji chi veninu di là, ndannu a protezioni di allah, 
che è chjiù saggiu, non si faci portari a passeggiu.
I ‘ndiani, chjini i scienza, 
‘nto jiumma lavanu panni e coscienza.
Buddha, quando nci fannu girari i cuggjiuna, 
Maometto i voli tutti sutta o soi tetto.
Tutti su accumunati du stessu bucu duvi su nati,
bucu di donna chi chiamati madonna. 
U lignu non è eternu, vu dicu, megghjiu u ficu, 
Si ‘ncunu semi gigghjia, nesci a fica, chi ‘nduci a vucca. 
A prossima vota, pe cortesia, passati prima da falegnameria, 
c’è peppi u cornutu, tantu ‘mprecau, chi mutu diventau, 
nci u dici l’oraculu u faci u miraculu,
va torna vergini e nova, pronta pe natra dura prova.

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