Saluto augurale

Salute e felicità a chi passa di qua.

Sono le mie "fesserie", i miei pensieri, stravaganti e seri...ma veri. Ad un saluto, non starò muto;
chi passa e tace, lo stesso auguro pace.
Finché rime e pensieri escono volentieri in italiano e in dialetto, è segno che mi diletto.
Anche il texano vuole la sua parte, crede che è arte...parlerò anche di borsa, ma non di corsa.

Con il piacere per la scrittura... auguro a tutti buona lettura.

martedì 30 maggio 2017

Olive

Il primo furto non si scorda mai 


 Nel periodo fra novembre e marzo l'attività prevalente del paese era, e lo è tuttora, la raccolta delle olive; oggi la forma è diversa, ci sono le reti che suppliscono alla raccolta a mano come si faceva ai miei tempi.
Fin dalla tenera età  si veniva coinvolti in questa attività a cui partecipava tutta la famiglia;
era una delle fonti di sostentamento, ore ed ore con la schiena curva a raccogliere le olive una per una. S'iniziava la mattina presto, spesso alle prime luci dell'alba, per terminare appena iniziava a fare buio;
questo avveniva nei giorni in cui noi bambini non si andava a scuola, altrimenti era la nostra attività pomeridiana … altro che compiti scolastici! La stagione terminava tra febbraio e marzo.
C'era l'usanza che, dopo aver portato alla macina l'ultimo carico di olive, il terreno di quel contadino veniva dichiarato "libero", cioè chiunque poteva andare a raccogliere le poche olive che ancora la pianta regalava. Per noi bambini quella era la parte migliore della stagione; ci veniva data la possibilità di guadagnare qualche soldino andando a raccogliere queste olive libere vendendole a dei bottegai che a loro volta le rivendevano ai grossisti. La raccolta delle olive era anche l'attività principale delle donne in quella stagione;
esse venivano arruolate dai caporali, uomini di fiducia dei latifondisti,
e portate sul posto a raccogliere le olive per l'intera giornata;
le olive venivano raccolte nei panieri che, appena pieni, li svuotavano in dei sacchi di juta posti a 50-100 metri. Spesso si andava in gruppo a fare u litruzzu, ci si faceva compagnia reciprocamente.
Se capitava, si faceva incursione in territori non ancora liberi, e quindi pieni di olive,
ma questo era un rischio...oltre che un furto.
Uno di quei pomeriggi eravamo in giro per le campagne, intenti alla nostra attività,
quando ci troviamo vicino al terreno di uno di questi latifondi; non era tardi,
tant'è che ancora c'erano le donne raccoglitrici; solitamente ci si allontanava in fretta da quei posti perché c'era il "guardiano" ma quella volta no…
anzi, ci nascondemmo dietro ad un albero e notammo che si era creata una certa distanza fra il posto dove era tenuto il sacco pieno d'olive e le donne;
il guardiano non c'era, "forse imboscato con qualcuna di loro", fatto sta che ci balena l'idea...
perché non andare a riempirlo dal sacco il nostro piccolo panaro ( paniere)!?
 Detto fatto, ci avviciniamo guatti guatti e oplà... in meno di un attimo il nostro contenitore era pieno!!
Via di corsa, consapevoli di aver fatto una azione trasgressiva ma remunerativa,
si va subito dal negoziante a incassare i soldini.
L'indomani, ancora euforici per l'impresa riuscita, si decide di riprovare,
appuntamento al primo pomeriggio e via... riusciamo a fare il giochino per tre volte di seguito.
La negoziante, Parma i frittulara dall'alto della sua esperienza, sapeva del tempo che ci si impiegava a raccogliere un paniere di olive, così già alla seconda volta, vista la nostra rapidità, si è insospettita, e pensando che li rubavamo ai nostri genitori decise di avvertirli;
questa era anche una forma rispetto oltre che di controllo.
Mia madre non ha avuto dubbi su quanto raccontato dalla commerciante e imbestialita
per il gesto oltre che per il danno, presunto, subito mi viene ad acciuffare dandomi subito una manica di botte, u riestu a casa; il resto delle botte me li conservava per quando eravamo a casa;
abbozzo una difesa verbale dicendole che le avevo raccolte nei campi;
ma tra la parola di un bambino e la testimonianza della commerciante, la bilancia era tutta a favore suo.
Del resto confessare la verità significava aggravare la situazione, si trattava sempre di un furto, ...
mi trovavo fra l'incudine e il martello.
Le botte che mi diede la sera, prima di cena, furono davvero tante,
ma dentro di me sapevo che la causa era infondata; il silenzio a volte parla più delle parole...
non riuscì a mangiare nulla e rosso dai lividi me ne andai a letto, tutto accalorato per le botte prese.
Si confessa solo l'evidente, non il presumibile...da adulto ho riso tanto per l'episodio con mia madre.


Il primo litruzzo non si scorda mai

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