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Albero della vita

La storia ha una data precisa 1800 e un paese, San Sostene, paesino sul versante jonico delle serre,
più indietro non è possibile andare, mancano date e dati.


In quell’anno, viene alla luce  Gregorio Capano, a 20 anni sposa Teresa Gualtieri nel 1820;
dalla loro unione nasce sicuramente Domenico Antonio, il quale sposa il 17 febbraio del 1855  Procopio Barbara.
Da qui la storia è più leggibile:  generano 6 figli/e come da piantina, i due maschi, Vincenzo e Gregorio, li troviamo negli anni successivi rispettivamente  a Vibo valentia e Dasà, emigrati?..
non credo visto che possedevano ‘u castanitu, segno di agiatezza...
e allora quale altra ragione li ha spinti a lasciare il loro paese?.. non ci è dato sapere.
Visto i geni che hanno tramandato, ho immaginato questa storia...
Otello Prefazio…a sua insaputa:-).. mi ha dato una mano.  
Fratelli di GC:



 

                                                                             Il cane

 

E’ dura la vita del latitante, sempre in campana, allerta, x gli svizzeri di passaggio, oberato da problemi  economici, logistici, attento a chi si frequenta, dove si mette piede, mille precauzioni, 500 occhi ben aperti…insomma, il proverbiale detto, proprio una vita da cane.

La speranza è che possa finire presto, ma anche qui, come la galera, si sa quando comincia e mai se e quando finirà.

Avevo da poco trovato una nuova sistemazione, una camera in  un palazzone anonimo di   una grande borgata popolare, ideale per confondersi fra la gente comune.

Erano i primi tempi di quella nuova vita, ed ero in attesa  dello svolgimento del processo di primo grado.

Prima di rientrare a casa facevo sempre dei lunghi giri , timoroso di essere seguito.

 Quel giorno stavo percorrendo una stradina  per me nuova, stavo facendo conoscenza con le strade del quartiere.

 Come sempre, all’angolo mi fermo per vedere chi ho dietro…. nessuno per fortuna.

 Era quasi mezzogiorno e in quella strada  non c’era neanche un cane.

Svolto ancora l’angolo e dietro non c’è nessuno; nessuna persona, ma... dall’altra parte del marciapiede qualcosa che si muove c’è: un cane… bello, con portamento maestoso, successivamente ho saputo che era un collie, a me è venuto spontaneo pensare a Lassie, cane dei film,  pulito, con il pelo lucido bianco, lavato da poco, ma non vedevo nessuna persona che portava a spasso quel bel cagnone.

Svolto ancora un altro angolo e ….il cane mi è dietro, a debita distanza, sicuramente sta andando a casa da solo, penso, visto che non c’era nessuno nei paraggi, d’altronde, quella è una razza di cane intelligente.

 L’avranno mandato giù per fare i bisogni e ora sta rientrando.

 Per distogliermi dalla attenzione di quel cane, attraverso uno stradone che era percorso a velocità sostenuta  da molte macchine…qui sicuramente il cane non passa, non c’era neanche il semaforo!! Rimarrebbe sicuramente  schiacciato. Dopo attraversato,  mi fermo per vedere che succede e……

il cane attraversa la strada incurante delle macchine.

 Boh! Ma cosa vado a pensare al cane! con tutti i guai che ho!!

 Che mi frega, penso, e riprendo il mio cammino.

Faccio ancora una stradina, mi giro come da consuetudine e, almeno il cane non c’è più.

 Che bello che era, penso, gli avrei fatto volentieri una carezza.

 Ormai ero giunto nei pressi della casa, mancavano pochi isolati, quando dall’altra parte della  strada i miei occhi vedono un cane bianco, bello, pulito……ma è IL CANE …ancora qui!? si sarà perso, o sta seguendo proprio me!!

Dove non arrivano gli sbirri, a trovarmi, ci riesce un cane.

Mi fermo per vedere la sua reazione e lui anche.

 Non s’avvicina, mi tiene a debita distanza.

Ormai ero sotto il portone, cerco le chiavi e l’infilo nella serratura;

 io abito qui.. dico a voce alta… tu che vuoi fare?

Come se avesse capito…. lentamente si avvicina e….  oplà…varca il portone…non mi sembrava vero che quel bel cagnone aveva scelto proprio me come padrone…io che non ho  mai voluto padroni.

All’interno cera un cortiletto  con 4 portoni, faccio ancora una verifica, salgo prima io e lui dietro.

Faccio velocemente le scale e finalmente  siamo dentro casa.

Adesso che faccio!? Come si accudisce un cane? Facevo fatica a gestire me in  quella situazione, figuriamoci a dover pensare anche al cane…ma questo dopo, adesso me lo accarezzo, lo coccolo...

lui capisce e ricambia scodinzolando.

 Va bene, pensiamo al mangiare, cosa mangia un bel cane?

Mah, quello che faccio per me, vale anche per lui.

Mi metto ai fornelli e preparo un bel piatto di pasta, razioni abbondanti, avevo in frigo anche della carne, voilà, oggi si festeggia l’incontro col cane!! Il vino no, a te no, questo è solo per me.

I cani preferiscono l’acqua, avevo lì un’insalatiera che da quel giorno è diventata la scodella per lui.

 Finito di pranzare, mi viene in mente che lui forse  potrebbe avere bisogno di fare i suoi bisogni, quindi scendiamo e lo porto in un giardino li vicino.

Ero euforico per quel bellissimo cagnone, ma ancora non realizzavo bene cosa significava gestire un cane, meglio, in una situazione normale non ci sarebbero stati problemi insormontabili, ma io ero latitante, non potevo e non dovevo dimenticarlo.

Altro pensiero: e se qualcuno lo riconosce? Un bel cane come questo non può passare inosservato, c’era già delle persone che si avvicinavano per coccolarlo, tutti stupiti, complimentosi, ammirati dal portamento  di Lassie, avevo deciso di dargli questo per nome.

Quel pomeriggio è volato via, fra giardini e lunghe passeggiate; la sera ancora a casa ma dove lo faccio dormire?

Già lo spazio era bonsai per noi…. lui, come se avesse capito, si accuccia a fianco del mio letto, come per dirmi…non preoccuparti mi sistemo qui.

L’indomani il primo pensiero fu il cane, pensavo che era stato un sogno, bello, ma un sogno……e invece lui era lì accucciato, tranquillo, ma allora è vero!! Esisti sul serio.

Quelle che seguirono furono giornate serene e gioiose, eravamo sempre assieme, senza collare, se aveva liberamente scelto di stare con me, perché dovevo incatenarlo?….quando e se decideva di  andare, poteva farlo, era libero…almeno lui.

I problemi iniziano quando dovevo spostarmi con l’autobus, i cani non sono ammessi, non potevo lasciarlo da solo, ormai facevamo coppia fissa, con qualche litigio riuscivo comunque a portarlo.

Il problema serio fu quando la portinaia s’accorse della sua presenza, fino ad allora avevo cercato di tenerlo nascosto, uscivo ed entravo  quando la portineria era chiusa, ma non poteva durare a lungo, i portinai, si sa, sono in assoluto  quelli che si devono fare i cazzi di tutti...e sono pure pagati.

Fu il mio compagno di appartamento a darmi la brutta notizia.

 Era lui l’intestatario, la portinaia gli aveva detto che i cani non potevano stare nell’appartamento, e lo invitava pertanto a provvedere.

Fu veramente una brutta notizia, non volevo abbandonarlo, solo l’idea di dovermi separare, mi piangeva il cuore, ma ero sempre un latitante, non potevo alzare la voce, dovevo stare nell’anonimato.

Conoscevo due ”bravi ragazzi” che vivevano assieme in una casa con giardino,  eravamo amici oltre che compagni, gli propongo l’idea di trasferire Lassie da loro, sicuramente va a stare meglio, ho pensato. Non ho chiesto il parere a Lassie. 

 Da lì a qualche giorno organizzammo la trasferta nella nuova residenza, appena partito ho sentito un vuoto dentro, ma la vita deve continuare.

Appena riuscirono a portarlo via, mi nascosi per non piangere, mi ero affezionato troppo al mio Lassie, ma le circostanze purtroppo non consentivano la continuazione della convivenza.

Appena mi incontravo con questi amici, il primo pensiero era per Lassie, dicevano che stava bene.

 Dopo qualche mese, mi arriva la terribile notizia: Lassie è morto.

Un tonfo al cuore mi colpisce, una sensazione di vuoto…. che tristezza quel giorno.

No, ho pensato io, non è morto, si è lasciato morire, è diverso.

Aveva scelto di vivere con me, non in una casa bella e con giardino, non erano i lussi che cercava, ma una persona che gli dava affetto e l’aveva  trovata in me.

 Ti ho deluso dolce Lassie, causa forza maggiore,  le delusioni sono terribili da digerire, anche per un cane. Resti sempre nel mio cuore.

Corsa x la vita

 "si sale dalle scale, si scende con l'ascensore", 
adesso l'ascensore lo prendono anche chi va ai piani alti.




Sono arrivati fino a 24040,  i punti che mancavano all'appello...
questo il 25 gennaio.
Adesso?
In chimica/fisica ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria.
Per Elliott si traduce in A-B.
Un passo alla volta.
C'è da dare il nome a questa onda, partita da 12270 e arrivata a 24040,
se finita,..come la vogliamo chiamare?...se finita..
ma è finita!?..no, chiedo..se qualcuno lo sà..io sono qua:-)

Ugo..no, cresce maleducato...
Massimiliano, neanche..troppo lungo..
si..ma dobbiamo pur chiamarla: tema x le prossime puntate.

L'altro giorno Otello Profazio mi lascia un messaggio:
Gorri..Gorri...a undi gorri...fermati...
vero..vado di corsa...lo capiscono le persone, quelle sensibili..
e Profazio è un maestro...Lui fa il poeta..





Ho provato a chiamarla: "Lina Lina"..non rispondeva, tiravo mattina...
Anna, Giovanna, e pure Maria..senza poesia non eri mia...
Questa è la mia donna..un'altra storia.

L'onda..si anche l'onda ho provato a chiamare..lei risponde a tratti...
Mi ha detto: "lasciami perdere che sto correggendo"..
io che sto diventando sordo come mia madre, ho capito scorreggiando:-)
correggi..correggi...tira la catenella quando finisci.
Sono andato da Al Capone..era un pò che lo trascuravo, l'ho trovato così:



















Necessita una rinfrescata... un aggiornamento..eccolo...





















ecco come chiamarla..ti chiamo "quattro volte".
Le correzioni sono come le biscie..(capito Biscio?...)
li prendi dalla testa..scappano dalla coda.
Posto anche dei possibili percorsi..










Quindi un'altra salitella ..ce la faremo.
A disposizione.

Salute e felicità.

Sogno avverato


Sogno  avverato

In TIA dico...ti palesasti...nto sognu avveratu...

racconto la storia, u cuntariajiu.

Mia madre, giunta all' età di 43 anni,
 si preparava per quella fase della vita che va sotto il nome di menopausa, e per regolarizzare questo processo,
era andata dal suo medico curante che gli aveva prescritto una cura a base di ormoni... 
mentre effettuava questa cura, una notte fa un sogno…
sogna, sogna... 

 ...era di ritorno dalla campagna, e all'ingresso del paese, 
sente le campane suonare a lutto,
vede delle donne vestite di nero che salgono in una casa,
segno evidente di un lutto.  
Lei, donna di doveri,  decide di seguirle,
e giunta dentro questa casa, chiede chi è morto, 
a chi deve fare le condoglianze… chi erano i “dolienti”  insomma…

cosa strana … che non c'era nessuna bara... 

 Le si avvicina una donna alta magra, vestita di nero, si gira stizzita e
gli dice: a tia.
a me? risponde lei imbarazzata, o focu miu,
si, proprio a tia…
'ndai  na fimmanejia… e la stai ammazzando...

A questo punto finisce il sogno...
 si sveglia di soprassalto… sveglia mio padre e gli racconta il sogno appena fatto.
Lui reagisce male, scettico come era, anzi la rimprovera perché lo ha svegliato in piena notte per un sogno, e poi  fra poche ore dovevano alzarsi per andare a lavorare in campagna.
Lei, si alza e la prima cosa che fa, è prendere le medicine e buttarle nella spazzatura....
va da sua madre e gli racconta il sogno...
Sua madre gli consiglia di stare zitta, altrimenti la prendono per pazza,
vista l'età che ha... 
Quando viene chiamata per fare la solita puntura di ormoni, rifiuta decisa.
Vivendolo come peccato, va a confessarlo al prete, che invece la rassicura.... sarà il bastone della vecchiaia, Le dice...
qualche mese dopo va all'ospedale, fa le analisi e gli confermano che è incinta...incinta di una femminuccia. 
quando poi è venuta alla luce la bambina, le infermiere la portano in giro per il reparto a mo' di trofeo... dicendo...guardate quanto è bella a figgjia da vecchjia.
oggi è quasi normale partorire avendo superato i quaranta, ma allora era eccezionale… straordinario e per niente scontato l'esito.

Morale

mi ritrovo una sorella,  figlia di un sogno...strano ma vero.

Cristina




Cristina era una mia coetanea,  piccoli entrambi, era l’anno 1967. Lei era di famiglia molto numerosa, credo che fosse la decima di tredici figli. Erano tempi, quelli, in cui ai genitori si usava dare del Voi nei paesi, segno di timore - ma anche di rispetto. Bel visino, carina, vispa; la conoscevo perché, oltre ad essere molto amico di uno dei suoi numerosi fratelli, abitavamo nella stessa ruga (nella stessa zona); ogni tanto andavo a trovarli, con qualche scusa, nella loro modesta casa popolare. Era la prima volta che sentivo il cuore cominciare a mandare messaggi, a palpitare. Mi piaceva Cristina. Quel pomeriggio il suo compito non era quello di fare i compiti, come si conviene ad una ragazzina di scuola elementare; in primis c’era quello di aiutare a mandare avanti la baracca: 13 bocche da sfamare tutti i giorni è dura per chiunque, per una famiglia povera è un’impresa ardua. Il suo compito quel pomeriggio era di andare in campagna a fare i lavori che in quella stagione necessitavano. Sua madre decise di dirottarla al fiume a lavare i panni che la famiglia aveva accumulato, ritenendolo, evidentemente, più urgente dei lavori in campagna; la lavatrice ancora era da venire nei paesini del sud Italia. Obbediente al volere materno, si carica sulla piccola testa il recipiente con dentro i panni e s’avvia verso il fiume, cosa che aveva fatto già tante altre volte; non era di certo semplice la vita per i ragazzini in quell’epoca. Arrivata a destinazione saluta le altre donne e inizia il lavoro. Il fiume scendeva direttamente dalla montagna e attraversava tutto l’abitato. Spesso ci si trovava a giocare e a bere di quell’acqua, ma consci che poteva essere ormai sporca, recitavamo una filastrocca per depurarla: “acqua sottacqua, l’angelo mbivi u diavolu sciatta”, e così - nella nostra fantasia - l’acqua, come d’incanto, si trasformava in acqua benedetta…. beata fanciullezza! Il fiume era una fonte di sostentamento per molta gente; con la sua acqua si poteva far andare avanti il mulino, il frantoio; spesso i paesi nascevano appositamente intorno ai fiumi. Così alle spalle delle donne che lavavano i panni vi era una struttura ormai fatiscente fatta di briesti (un miscuglio di terra, paglia e fango): era un frantoio ancora funzionante. Alcuni dicevano che andava chiuso o almeno ristrutturato, ma, ci sono sempre dei ma… finché, quel maledetto giorno, la struttura cede. Crolla, con tutto il suo pulviscolo marrone, e chi va a beccare? Fra tanta gente, su chi si accanisce la sorte? Su Cristina, la più piccola fra le presenti, Lei resta sotto il muro. Altre donne lì vicino, subiscono qualche escoriazione. Lei no, il destino crudele le aveva riservato quella ingrata sorte: morire a 8 anni! Poi, a tragedia avvenuta, tutti quanti dicevano che la struttura era fatiscente, che doveva essere chiusa. Intanto Lei ha terminato il suo percorso di vita senza averla neanche assaporata. Che brutta fine per quell’angelo immacolato. La disperazione della madre è stata qualcosa di tragico; si colpevolizzava perché era stata Lei a dirottarla al fiume. Qualcuno, per consolarla, diceva che: quando il destino arriva non c’è niente da fare e che se fosse andata in campagna, chissà, un serpente che pure c’erano, forse l’avrebbe avvelenata… forse… intanto Lei non c’è più. È stato il mio primo contatto con la morte. Dopo questo episodio ho sentito molta gente parlare di fortuna e destino; dicono che ognuno di noi ne ha uno già assegnato, e che quando arriva il momento, ci trova ovunque noi siamo, non c’è nulla da fare… forse, sarà anche così, con molti se e dei ma. In questo caso mi sembrava essere stato più incuria dell’uomo che volontà divinatoria. 
Milano, 6 aprile 2006



 Gori Capano

Mamma

'Mmaculata 

Cresciuta fra stenti e affanni nei capanni,
amari quegli anni.
Eri una bella figghjola,
U pezzaru, ti ha messo le lenzuola.
Niente avevi, ma lo socializzavi.
Latinni, cuore generoso, doveroso, orgoglioso.
Dare la vita, tutte le donne lo sanno fare,
Darla due volte è speciale.
Adesso, dove sei, stai meglio...
Cc'è a nonna Maria,
Cc'è a nanna Fratea,
Cc'è a zia Veneranda,
Cc'è a...
In montagna ti accompagnavo per quel sentiero...
adesso ti dedico questo pensiero.

               




IL GALLO 


Mia madre mi ha spesso raccontato che io ho tutto il suo sangue, sangue latinno, in virtù di una trasfusione che mi è stata praticata all'età di 9 mesi. Non ricordo nulla ovviamente, ma, tuttora ne porto il segno.
E' successo che in quella epoca, siamo nel '56, la mortalità infantile era altissima, si moriva per malattie che oggi si curano tranquillamente con una pillola;
insomma ero sul punto di morte anzi avevano già allestito la piccola bara, il dottore aveva detto che non c'era più niente da fare, ero spacciato, avevo il sangue infetto, e quasi per consolare Mia Madre,
Inzitari, questo il suo nome, le dice che si poteva tentare una trasfusione, ma le probabilità di sopravvivenza erano ridotte al lumicino, che non ne valeva la pena di tentare, insomma ero più di là che di qua.
Mia madre, cuore generoso, non si è arresa, ed ha voluto tentare comunque, nonostante il dottore continuava a sconsigliarla, e così si è proceduto alla trasfusione.
Dopo, il dottore Le dice che se riuscivo a superare le 36 - 48 ore c'era qualche possibilità di sopravvivenza, ma conveniva comunque preparare la bara.
Nella casa del dottore, cominciano a passare le prime ore, i parenti s’alternavano, le notizie si bisbigliavano, fra alternarsi di pianti, disperazione e qualche parola di speranza di conforto;
fatto sta che respirando a fatica, riesco a passare il periodo critico, comincio, molto lentamente, a muovermi, a dare segni di vita, insomma sono ancora qui a raccontarla.
Passati alcuni giorni e ormai invertita la tendenza della morte con la vita, i Miei, per ringraziare il Dottore per la riuscita dell’operazione, decidono di fargli un regalo.
”Sdebitarsi” coi dottori poi...pagare in natura...vista la scarsità di moneta.
Avevano in campagna un piccolo allevamento di pollame, dove ci sono galline, i galli non mancano...
uno in particolare... era maestoso adatto all'occasione.
Mi raccontava mia Madre che aveva un modo di fare il chichirichì davvero superbo, maestoso,
così, dopo molte discussioni se dovevano portarlo vivo oppure morto, optano per portarlo vivo, è più gradito pensano... e così la mattina successiva al ritorno dalla campagna, dismessi gli abiti da lavoro e indossati quelli della domenica, s’incamminano verso la casa del dottore con il gallo in mano;
iI dottore era occupato con altri pazienti, ma saputo di che si trattava dalla servente, è sceso, e chiedendo notizie del “redivivo” ha fatto lasciare il gallo alla donna di servizio;
ringraziato ancora per quanto aveva fatto per me, i Miei se ne ritornano a casa contenti e soddisfatti.
Nel pollaio le galline certamente sentivano la mancanza del "capo" di quel suo canto altisonante,
ma come si fa a spiegare loro che era stato sacrificato per una causa nobile!??
La sera mentre si accingevano a cenare, mia madre sente un rumore provenire dalle scale e allarmata,
chiama mio padre, pensando a qualche intruso, così piano ed in silenzio, scendono insieme nel “catuajiu”
una specie di ripostiglio dove c’era di tutto, dal vino alle olive, alla legna, finanche le galline,
ciascuno nel proprio spazio.. accendono la luce e...con grande sorpresa vedono lì in mezzo un intruso...
ma con fare famigliare.... Era il GALLO!!! , il "loro" gallo, bello, maestoso, sembrava il ritorno del guerriero. Come mai è ancora qui? Si chiedono preoccupati, come sarà arrivato? chi l’ha portato? e soprattutto, adesso che fare? Riportarlo indietro è stato il loro primo pensiero, il dottore lo meritava, anche se in tutta onestà, non aveva certo bisogno del loro gallo, onesti come erano fino all'inverosimile; poi mia madre da buona pragmatica e fatalista, dice che se era tornato, era segno che il destino aveva deciso così, e che quindi doveva rimanere lì, ma nessuno lo doveva vedere, per non sembrare uno sgarbo nei confronti del Dottore, quindi la sofferta decisione: lo si teneva lì ancora per quella notte, essendo ormai tardi, ma all'indomani, alle prime luci dell’alba al maestoso gallo si sarebbe fatta la festa.
Questo episodio, raccontatomi spesso nel corso degli anni, mi ha sempre fatto pensare di essere fortunato e di avere la sensazione di poter/dover vivere a lungo.
Mi dico sempre, se dovevo morire presto, quale meglio occasione di quella?
c'era già la bara pronta.



Libera la Libertà.


Settimana densa di avvenimenti, tutti presi dal festival
di sanremo...preferivo s. scemo.
Io x stare col gregge, ho twittato la mia canzone vincitrice,
che è questa sopra..libera nos domine..con un video pieno di amore.
La volevo socializzare con chi non la conosce..
la trovo semplicemente fantastica.
Grazie Maestro  e compagno Guccini.
Stasera mio figlio mi ha raccontato una verità...l'acqua fa male...
infatti il 100% di chi la beve muore:-)
Scrivo anche di borsa..mi tocca..
21910 che discesa..altro che ascensore..questa discesa è un frecciarossa..un tgv...
ma devo dire che anche le salite non scherzano..da 21910 dritti a 23000..
sempre col treno ad alta velocità..
altri discesa, 22050..tradotto in linguaggio Elliottiano
1a-2b manca una gamba, quella grossa..quella vera..si chiama 3c.
Ai posteri l'ardua sentenza.

Vado di corsa



Noi siamo la storia...grazie a De Gregori x  queste fantastiche parole..
Noi abbiamo contribuito a fare la storia del nostro tempo..
x il cretino di Macerata..credo andrebbe condannato non al carcere, 
ma a 20 anni  nei banchi di scuola a imparare la  storia...
la storia delle emigrazioni...
purtroppo la mamma degli idioti è sempre incinta.
Torno al mio presente...

Sto costruendo il gregge di put, se 23800 non è il massimo, manca poco, e quando la Borsa scenderà, 
la discesa credo sarà abbastanza violenta.... 
 "si sale dalle scale, si scende con l'ascensore", recita un detto borsistico dicevo nel post
"Ricomincio da T-R-E" del 20 gennaio.




Sono arrivati fino a 24040,  i punti che mancavano all'appello...
questo il 25 gennaio.
venerdì 2 febbraio hanno chiuso a 23110...mille punti
in una settimana... che voglia di prendere l'ascensore...
venerdì ho chiuso le ultime pecorelle..alcune pagate bene,
anche doppie, e prese + volte.
Adesso?
In chimica/fisica ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria.
Per Elliott si traduce in A-B.
Un passo alla volta.
C'è da dare il nome a questa onda, partita da 12270 e arrivata a 24040,
se finita,..come la vogliamo chiamare..
Ugo..no, cresce maleducato...
Massimiliano, neanche..troppo lungo..
si..ma dobbiamo pur chiamarla..tema x le prossime puntate.

Salute e felicità.

Pens-Avi Sogn-Avi

Chiedo perdono al Principe De Curtis per averlo indegnamente scomodato.



Pens Avi Sogn Avi

Ti movisti, nu signu i vita u dasti.
A meta è a morti, sperando 'nta bona sorti.
A strata non sempi è chjiana, di pericoli è chjina,
anzi, è vita mi scanzi.

Si u toi  T I A  t’assista, ti dassa in pista,
ti forgia di bona pasta,
puoi sfurnari  penseri, i penseri figghjianu penseri…
e ‘ncunu diventa carni...
carni i macellu pe generali e guvernanti,
carni sventrata, carni torturata,
carni sfruttata, carni salata.
Carni chi si nutri di atra carni,
carni chi nutrirà atri carni.

Finitu u banchettu, si torna nto lettu.
Nto lettu si fannu tanti cosi, cu dormi e cu riposi.

A menti e u cori, non si fannu cumandari,
sannu da suli chi fari.
Si u penseru vola u  spicca u volu,
no fermanu ne i sbirri, ne i sbarri.
L’ali menti, e a carni lassa all’istanti.
Liberu finalmenti, di girari pe tutti i  continenti,
senza condizionamenti.
Vola, leggeru va’, puru nto mundu da verità...
                       O cospettu.
Fortunatu chi du passatu è chiamatu,
pò vidiri l’avi vivi, ascoltari chi hannu i diri.
U futuru non ponnu rivelari,
dejia, u dinnu cu i cuntarejia.

Basta nu nenti e svanisci l’incantu,
vorrissi mu ripigghji…nommu ti rivighji…t’abbaca u ragghji.

Si torna nta carni, si ripigghianu l’armi,
chi pedi ‘nterra, pronti pa guerra,
ognunu vanta ragioni, su l’atri i cuggjiuni,
nu pilu diventa nu travu, nta l’occhji  tu cavu.
si vidinu in giru tanti cosi storti…
s’ì ‘nghjiuttanu tanti torti…


Era megghjiu stari chi morti…
chi sti pagliacciati chjiù non fannu,
sugnu seri…sugnu penseri.

Ricomincio da t- r- e

Manca l'ironia, l'intelligenza di Troisi...


E' il settimanale, lo stesso  postato tanto tempo fa...era il 2017.
Vedere il "cosa deve succedere"  non solo non aiuta,
ma può essere addirittura controproducente.
Perchè il tempo logora, si insinuano dubbi, si cercano scenari alternativi..insomma si sta
sulla piastra a farsi friggere a fuoco lento.
Credo che la parte psicologica ha una valenza superiore
all'80% sulla buona riuscita del trading.


Se io avessi previsto tutto questo...io l'ho previsto..
ammetto  che mi son sbagliato..accetto il crucifigge e così sia...

Ricomincio da te onda 5, finale..forse, almeno x un bel pò, perchè il conteggio
si presta a varie letture, sia impulsive che correttive,
sarà come sempre il tempo a dire quale è quella corretta..
esistono però dei percorsi condivisi, pezzi di strada che fanno insieme,
interessanti x operare.
Sto costruendo il gregge di put, se 23800 non è il massimo, manca poco,
e quando la Borsa scenderà, la discesa credo sarà abbastanza violenta....
"si sale dalle scale, si scende con l'ascensore", recita un detto borsistico.

Saluti e felicità.

Settimanale

Buon 2018 tanto x cominciare, mai dimenticare le buone maniere...
bisogna essere duri, ma dal cuore tenero.
Dicevo l'anno scorso che salita doveva essere..e salita è stata..e che salita!!
1160 punti...contento si..ma non è questo il punto.
Chi fa analisi deve guardare oltre le apparenze...vediamo di cosa parlo


La salita si è fermata lì...proprio li, dove transita la linea marrone.
Andando a formare una figura tecnica abbastanza nota, il testa spalla.
Li ci è arrivata in 3 movimenti,
dare x morta un'onda..si rischia di pagare le spese  del  funerale quando sarà.

Forse è solo una mia suggestione...nel dubbio ho chiuso le Call..
e, non sapendo stare fermo, grande mio difetto, ho aperto una posizione put.
Intanto gli americani salgono all'impazzata...hanno molto da festeggiare
hanno un presidente che è tutto un programma..contenti loro...

Saluti e felicità.

  Scrivo la mia storia romanzata, Non è una cazzata.  Oggi scrivono in molti, Hanno nodi irrisolti.  Io scrivo col sangue agli occhi, e non...